L’omaggio al Professore

Casteldebole, il diamante intitolato alla memoria del leggendario Calzolari L’omaggio al Professore di Alessandro Gallo BOLOGNA Dici Casteldebole e la mente corre subito al centro Niccolò Galli, che ospita il Bologna. Ma la realtà  di Casteldebole, inserita nel quartiere Borgo-Reno, è ampia e comprende altri impianti. Uno di questi è una sorta di culla per i talenti del baseball e, oggi, dalle 10, ci sarà  una cerimonia per intitolare tutta la struttura alla memoria di Umberto Calzolari, per tutti il Professore. La scelta della data di oggi, 4 giugno, per questa cerimonia, non è casuale. Umberto era nato il 4 giugno del 1938. I numeri dicono che siamo in presenza di una stella (purtroppo scomparsa il 29 luglio 2018) del batti e corri: tre scudetti con la Fortitudo (1969, 1972, 1974), una Coppa Italia (1973) e una Coppa dei Campioni (1973). Giocatore dell’Acli Bologna dal 1958 al 1963 e poi, ininterrottamente, fino al 1976, punto di forza della Fortitudo. Talmente bravo sul monte di lancio (ma anche in battuta), da meritare il soprannome di Professore. Così leggendario da essere stato il primo giocatore al quale la Fortitudo ha concesso l’onore del ritiro della maglia. Il suo numero 8, non potrà  più essere indossato da nessuno. Bravo e schivo, anche una volta appeso il guantone al chiodo.

Con Alfredo Meli è uno dei fondatori del baseball per ciechi – la specialità  che prima o poi spera di approdare ai Giochi Paralimpici – nel 1982 la Fibs gli consegna il Diamante d’oro alla carriera e, nel 2014, entra nella Hall of Fame. Perchè gli amici e chi lo conosceva bene si sia battuto per intitolargli la struttura di Casteldebole è presto detto.Basta ascoltare la ricostruzione di Alberto Mazzanti, ex giemme della Fortitudo e attuale numero uno del baseball per ciechi. «L’attività  della Fortitudo negli anni Settanta – ricorda Mazzanti – si sviluppava tutta intorno al Gianni Falchi. Prima squadra e giovanili dovevano fare i salti mortali per allenarsi senza ostacolarsi a vicenda. Ne parlai con Umberto che disse: ˜Dobbiamo fare un campo’. E così fu». Più facile a farsi che a dirsi, perchè Calzolari mobilitò tantissime persone. «C’era questa area a Casteldebole. Era un terreno incolto a ridosso dell’ansa del Reno. Umberto lLavorava in Comune e fu facile sensibilizzare l’amministrazione. Al resto, ci pensò la sua leadership: coinvolse giocatori, dirigenti, allenatori. Creò una squadra di volontari che, nel tempo libero, con carriole e betoniere, creò l’impianto. Qualche soldino arrivò dalla Biemme Giochi, che all’epoca era sponsor della prima squadra». Un campo principale, un altro da softball. E la ˜casina’ che serviva come punto di riferimento per un camping, trasformata nella sede per l’attività  giovanile.

Per questo, oggi, con il patrocinio dell’amministrazione comunale e del quartiere, ci sarà  l’intitolazione della struttura a Umberto. Con una grande rimpatriata delle persone e dei compagni che hanno fatto parte del suo mondo. Lavoratore tanto serio e appassionato quanto schivo, il Professore. Al punto tale che, quasi per pudore e timidezza, negli ultimi anni evitava persino le interviste. «Io un grande del baseball? Forse mi confondete con qualcun altro», replicava con lo sguardo di chi voleva rimboccarsi le maniche solo per dare una mano al settore giovanile. Ma i suoi amici non l’hanno dimenticato e, nel giorno in cui avrebbe compiuto 85 anni, lo ricorderanno nel migliore dei modi.

Articolo de Il Resto del Carlino Bologna del 4 giugno 2023